Cultura

I segreti di San Giuliano, il conventino incastonato nella roccia

Dentro il Restauro, terzo approfondimento su San Giuliano: il conventino costruito a ridosso della roccia con il sorprendente ciclo pittorico del Cinquecento.

Dentro il Restauro, terzo approfondimento su San Giuliano: il conventino costruito a ridosso della roccia con il sorprendente ciclo pittorico del Cinquecento.

Dopo le tappe alla chiesa barocca e alla sagrestia, l’ultimo approfondimento legato a San Giuliano accende i riflettori sul vero e proprio tesoro del complesso, il cosiddetto Conventino o lochetto. Il piccolo edificio è costruito a ridosso della nuda roccia, ed è composto da una cella, uno studiolo e una cappellina intitolata alla Madonna delle Grazie, separata dai primi due ambienti da un ballatoio affrescato con dipinti di Giovanni Paolo Cardone. In fondo alle stanze è il ciclo dipinto a secco a monocromo nella prima metà del XVI secolo, con scene della Vita e della Passione di Cristo, forse realizzato in concomitanza della presenza nella cappella delle spoglie del Beato Vincenzo, il cui culto era molto sentito in città.

convento di san giuliano dentro il restauro

Variamente attribuito a Francesco da Montereale o a Saturnino Gatti, è datato tra il 1518 (anno della ricognizione delle spoglie del Beato) e il 1526; è probabile sia stato eseguito da un maestro miniatore ed è collocabile nella bottega di Antoniazzo Romano. Il sorprendente ciclo pittorico fu riscoperto solo agli inizi del 2000 da Bianca Maria Colasacco: a causa della forte umidità presente nell’ambiente, la volta e le pareti si presentavano totalmente annerite e ricoperte di concrezioni che rendevano illeggibili le immagini, di cui resta traccia nel tassello lasciato in negativo. La pittura – una tempera alla chiara d’uovo – presenta solo 4 cromie, un giallo di fondo chiamato giallorino, un bianco di piombo, un blu dato dall’azzurrite e il nero d’ossa: i primi due colori, per la presenza del piombo erano virati al nero e l’azzurrite si era trasformata in malachite verde, per l’ossidazione del rame. Si decise quindi di tentare una riconversione del pigmento, utilizzando un metodo messo a punto nel 1976 dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, noto come “metodo Matteini” che portò risultati sorprendenti. Un secondo restauro si ebbe nell’immediato post sisma finanziato dalle donazioni dei soci del Soroptimist international Club d’Italia.

convento di san giuliano dentro il restauro

Si chiude così il ciclo di approfondimenti legati al secondo appuntamento del progetto Dentro il Restauro”, ospitato dai Frati Minori del convento aquilano di San Giuliano, un gioiello tornato a splendere dopo i lavori di ricostruzione in seguito ai quali sono emersi inediti apparati decorativi, che sono stati illustrati alla cittadinanza grazie all’impegno del Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per l’Abruzzo e alla guida di Sofia Leocata, Aquilartes, e di Saverio Ricci, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di L’Aquila e Teramo.
Oggi pomeriggio, l’appuntamento con “Dentro il restauro” è a Palazzo Ardinghelli, oggi sede del MAXXI, del quale sarà presto disponibile un ulteriore approfondimento sempre su Il Capoluogo d’Abruzzo.

convento di san giuliano dentro il restauro
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