Agguato al provveditore Vittorio Rapisarda, il mandante sarebbe un uomo di fiducia

Sarebbe un uomo di fiducia il mandante dell’agguato al provveditore Vittorio Rapisarda. Trovati contatti con l’esecutore materiale della feroce aggressione.
Dopo l’arresto dell’esecutore materiale dell’agguato al Provveditore alle opere pubbliche per l’Abruzzo, il Lazio e la Sardegna, Vittorio Rapisarda si indaga per capire chi sia stato il mandante. I sospetti ricadrebbero su un uomo di fiducia.
A ottobre scorso il provveditore Rapisarda è stato preso a bastonate nell’androne del suo palazzo al centro di Roma da un uomo – arrestato nei giorni scorsi – che era entrato nell’androne con uno stratagemma. Il mandante, stando alle indagini, potrebbe essere una persona a lui molto vicina nell’attività lavorativa. Almeno questo è quanto sarebbe emerso dall’inchiesta scaturita dopo la feroce aggressione. L’esecutore, un uomo già gravato da precedenti, è in carcere da venerdì scorso con l’accusa di tentato omicidio, aggravato dalla premeditazione, e rapina (dopo l’aggressione aveva portato via il borsone della piscina, probabilmente si tratta di uno stratagemma). L’arrestato – difeso dall’avvocato Paolo Delle Monache – affronterà oggi l’interrogatorio di garanzia. A incastrarlo non sono stati solo gli indizi, ma anche le immagini delle telecamere intorno il palazzo. In un primo momento si era pensato anche a dei contrasti condominiali sfociati nell’aggressione, gli sviluppi successivi però hanno consentito di escludere possibili ragioni di vicinato, così come motivazioni legate alla sfera sentimentale.
Indagando i Carabinieri hanno scoperto che in passato aveva lavorato come giardiniere in casa di un uomo di fiducia di Vittorio Rapisarda e sono emersi contatti telefonici tra quell’uomo e un’utenza che, secondo gli investigatori, era in uso all’arrestato. Come riporta Il Centro, si sta scandagliando la rete lavorativa di rapporti all’interno dell’ufficio ed eventuali motivi di contrasto che possano aver portato qualcuno a pianificare una spedizione punitiva nei confronti di uno dei manager più quotati del ministero delle Infrastrutture, molto conosciuto in Abruzzo per aver gestito le fasi più calde della ricostruzione post-sisma dell’Aquila.