Attualità

«Sedi università non adeguate», è agitazione

Un folto gruppo di professori, ricercatori, tecnici e personale amministrativo dell’Università dell’Aquila ha proclamato lo stato di agitazione e avviato una raccolta di firme contro le sedi, ritenute non idonee. A quasi quattro anni dal terremoto quasi nessuna delle strutture utilizzate prima del sisma è rientrata in funzione e la politica della ricollocazione in altre sedi attuata dal rettore, Ferdinando Di Orio, non avrebbe portato, a loro dire, ai risultati sperati.

A promuovere l’azione, alla quale hanno aderito anche dottorandi, assegnisti e borsisti, è stato il direttore del dipartimento di Scienze cliniche applicate e biotecnologie (Discab), Edoardo Alesse, che nel 2007 aveva sfidato senza successo il rettore Di Orio, ora a sua volta in scadenza, per il mandato bis.

«Dal sisma dell’aprile 2009, dopo bandi di gara inefficaci, progetti incompleti e mal eseguiti, lavori poco controllati nella loro esecuzione e spesso interrotti senza alcuna apparente ragione – spiega Alesse – centinaia di lavoratori stabili e precari dell’università hanno atteso pazientemente e senza alcuna certezza sulla data del rientro nei loro laboratori, studi e uffici». In particolare, Alesse fa riferimento al mancato rientro nella struttura di Coppito 2, «dove avevano sede le eccellenze della ricerca scientifica dell’Ateneo aquilano», e dove, a suo avviso, sarebbero stati investiti meno fondi e meno velocemente di quanto fatto in altri immobili.

Con questa situazione l’Università dell’Aquila potrebbe uscire dal circuito della ricerca che conta: docenti e ricercatori «si trovano ormai marginalizzati – conclude Alesse – rispetto agli scenari scientifici di riferimento ed estromessi dai circuiti virtuosi di approvvigionamento delle risorse nonché delle progressioni di carriera ormai inesorabilmente legate ai meriti scientifici».