Il 20 giugno di 25 anni fa Giovanni Paolo II tornava sul Gran Sasso d’Italia, la montagna che più amava, forse perché gli ricordava i Monti Tatra, in Polonia, e gli anni della sua giovinezza. Sulle balze delle cime più alte dell’Appennino Papa Wojtyla era stato, più o meno in segreto, oltre un centinaio di volte, a camminare in solitudine o a sciare, guardato discretamente a distanza da qualche collaboratore vaticano, da due o tre dirigenti del Centro Turistico Gran Sassod’Italia, da alcuni funzionari della Polizia di Stato.